001/2024

Gli ispettori di Port State Control della Guardia Costiera di Venezia hanno sottoposto a fermo amministrativo in porto (la cosiddetta “Detenzione PSC”) la sesta nave di bandiera estera da inizio anno. L’attività del Port State Control viene svolta anche dall’Italia, operando nel quadro dell’accordo internazionale denominato “Paris Memorandum of Understanding 1982″, dedicato al controllo delle navi straniere che toccano i porti degli stati contraenti: tutti gli Stati appartenenti all’Unione Europea, il Regno Unito ed il Canada. In particolare, l’ultima recente attività ha permesso l’individuazione di una nave straniera da carico operante sotto gli standard internazionali di sicurezza di bandiera Marshall Island, di 12.000 tonnellate, destinata al trasporto di merci solide alla rinfusa (cd “Bulk carrier”) e costruita nel 2007. Il mercantile presentava gravi irregolarità a bordo tali da costituire un concreto pericolo per la sicurezza della navigazione, per la salute delle persone a bordo e per l’ambiente marino. L’equipaggio imbarcato, di nazionalità filippina, non risultava in grado di fronteggiare efficacemente un eventuale incendio a bordo, avendo – tra l’altro – dimostrato una scarsa preparazione nell’impiegare il battello di emergenza. Inoltre, la nave non risultava dotata ad oggi di un certificato di conformità della scatola nera in corso di validità (cd “Voyage Data Recorder”), presentando ulteriori svariate deficienze relative alla salute e sicurezza a bordo, nonché rispetto alla dignità del lavoro a bordo e dei luoghi di vita. A ritroso nel tempo, sempre nel mese di aprile, un’altra nave portarinfuse lunga quasi 200 metri, panamense, presentava tra le gravi mancanze riscontrate il mancato funzionamento della pompa anticendio – dotazione fondamentale per il contrasto di eventuali inneschi a bordo. Anche il battello d’emergenza, sottoposto a prova da parte degli ispettori PSC, risultava non in perfetta efficienza e pertanto non impiegabile in caso di eventuale abbandono nave da parte delle persone imbarcate. Si tratta, evidentemente, di due distinti casi di navi gravemente sotto gli standard previsti dalle normative vigenti in campo marittimo, e più precisamente dalla Convenzione internazionale sulla salvaguardia della vita umana in mare, nota come SOLAS (Safety of Life at Sea), entrata in vigore nell’anno 1980. Essa ė oggetto di costanti aggiornamenti a cura dell’International Maritime Organization, agenzia ONU che promuove ed adotta la normativa internazionale in materia. Tra l’altro, la versione originaria di questa Convenzione, risalente al 1914, nasceva proprio quale strumento per prevenire il ripetersi di un disastro rimasto – ancora oggi – nella memoria della pubblica opinione: l’affondamento del transatlantico britannico RMS Titanic, verificatosi il 15 aprile 1912 nell’oceano Atlantico settentrionale, mentre trasportava 3.327 persone a bordo avendo solo venti imbarcazioni di salvataggio. Per garantire i migliori standard di sicurezza, la Guardia Costiera continua nella sua incessante attività di vigilanza e controllo dei traffici marittimi che si svolgono nei porti nazionali e nel mare territoriale, al fine di salvaguardare la vita umana in mare.